Socìetas Raffaello Sanzio
HEY GIRL!
di: Romeo Castellucci
con: Silvia Costa e Sonia Beltran Napoles
musica originale: Scott Gibbons
statica e dinamica: Stephan Duve
luci: Giacomo Gorini
realizzazioni sculture di scena: Plastikart, Istvan Zimmermann
produzione: Odeon Théâtre de l'Europe con Festival d'Automne, Paris; steirischer herbst, Graz; Le-Maillon Théâtre, Strasbourg; de Singel, Antwerpen; Productiehuis Rotterdam (Rotterdamse Schouwburg); Cankarjev dom, Ljubljana; Trafò House of Contemporary Arts, Budapest; Socìetas Raffaello Sanzio
L'ispirazione per il titolo di questo spettacolo mi è venuta nella mia città quando, bloccato a un incrocio, guardavo un gruppo di ragazze che aspettavano alla fermata del bus. Avevano gli zaini pieni e il volto dipinto dal trucco. Ciascuna aspettava il proprio bus. Tutto quello spazio intorno. Non parlavano tra loro. Non si guardavano.
Nell'attesa della luce verde del semaforo - in quell'attimo - mi è venuto in mente il titolo dello spettacolo. Da allora non ho fatto altro che seguire quelle due parole. Ho aspettato. E ho aspettato ancora. Cosa sia successo dopo non lo so; ma credo abbia a che fare con il ritratto di un cuore umano. Qualcuno si sveglia, si alza, si prepara per uscire. Esce. Fine della storia.
Potrebbe essere il tempo di una giornata, o di un periodo dell'anno, come un calendario.
Hey Girl! è lineare, piano, come il percorso di un fiume in pianura che va verso il mare; ma in questo mare tutto il suo contenuto si disperde, diventa irriconoscibile, non è più. (...) La solitudine, qui, non è un soggetto, ma riguarda ogni gesto. Ogni gesto è nuovo, solo, vibrato e poi consegnato nell'immenso deposito di tutte le cose senza-traccia. (...) Due stanzoni enormi: uno nero pece che assomiglia a un teatro appena bruciato in un rogo, e uno tanto bianco e allagato di luce che quando entri ti sembra di galleggiare. Fra loro un atrio blu scurissimo, in cui la luce piove dall'alto.
Romeo Castellucci
Un lavoro sul movimento e sul gesto privo di contenuto, quello della Socìetas Raffaello Sanzio, la cui unica morale pare essere l'attenzione a una forma di nudità psichica. Nessun riferimento culturale, iconografico o filosofico, per la Socìetas che mira qui ai soli gesti -svuotati o perduti- deposti come gusci vuoti. Esiste una storia del gesto? I gesti, che qui tracciano punti nello spazio, sono in grado di venire a patti con il tempo? Sono in grado di penetrare nella durata, cioè in quel regno dove non è più possibile fissare nulla né misurare, perché ogni cosa si muove generando continuamente novità? Nella ripetizione, il gesto si imprigiona in se stesso facendone affiorare l'essenza che non rimanda a nulla se non alla traiettoria del suo stesso peso. Portare il gesto alle sue estreme conseguenze pare essere uno degli obiettivi di Hey Girl!.
In scena Silvia Costa e Sonia Beltran Napoles, l'una il doppio dell'altro, incarnano due individualità che nascono, si incontrano, si mescolano e si travestono, il tutto all'interno di un orizzonte temporale che potrebbe occupare l'arco di una giornata come la durata di un sogno.
A contare in Hey Girl! non sono le parole dette, e neanche le citazioni shakespeariane proiettate su uno schermo, quanto piuttosto i silenzi e i respiri che scandiscono, come un metronomo, l'anelito vitale di un corpo femminile generato, a inizio spettacolo, da una placenta viscosa.
Hey Girl! è un viaggio nell'inconscio umano con la colonna sonora di Scott Gibbons, unitamente ai cromatismi e giochi di luce di Giacomo Gorini.